mercoledì 18 novembre 2009

19. Un nuovo progetto

Il bug fixing di TeTi era un lavoro alienante.
Ti ammazzavi di noia e avresti voluto andartene, poi la noia aumentava e ti dimenticavi di andartene. I minuti si dilatavano e tu restavi intrappolato davanti allo schermo del computer, senza speranza, e troppo inebetito per tagliare la corda.

Mi consolavo pensando che potevo cambiare lavoro e trovare qualcosa di più stimolante.

"Ecco, mi dicevo, sono sulla piazza di Roma. Sto a pochi chilometri da centinaia di aziende.
Ho centinaia di possibilità."
Ero una povera illusa. Ma in quel momento non lo sapevo.
TalenTeam mi aveva assunto a Cosenza e mi trovavo a Roma soltanto in trasferta.
Se il lavoro di dimostrava insulso, faticoso e deludente a Roma, figuriamoci a Cosenza! Quindi avevo chiesto al project manager se c'erano possibilità di un trasferimento definitivo a Roma.
"Intanto vado avanti con TalenTeam", pensavo, "E appena ne ho l'occasione mi trasferisco in un contesto più gratificante".
Trascorrevo le serate alla ricerca di aziende romane e inviavo il curriculum appena ne trovavo una che si occupava di telecomunicazioni.
Volevo rifuggire le aziende di consulenza ma, al solito, erano le uniche che dichiaravano di offrire lavoro ai giovani neolaureati.
Passai febbraio e marzo a fare ricerche e ottenni risposta soltanto da aziende di consulenza analoghe a quella per cui già lavoravo.
Ero profondamente depressa.
Fu all'inizio di aprile che arrivò la svolta.
Mi trovavo nella solita condizione di annichilimento mentale quando vidi il tutor Enzo Vanni avvicinarsi silenziosamente alla mia postazione.
"Ecco, è qui per la solita ronda del cazzo." Pensai. "Se si azzarda a farmi pressione anche sta volta, lo mando a quel paese."
“Giulia, dovresti seguirmi un attimo. Ho qualcosa da dirti.”
Mi portò al piano di sotto, in una piccola sala riunioni, e mi indicò un telefono. “Adesso chiamiamo Giuseppe Minuto. Ci sono delle belle novità per te.”
Compose il numero dell’ufficio di Milano e avviò una conferenza in viva voce con il manager che avevo conosciuto durante il colloquio.
“Buongiovno Giulia. Vengo subito al dunque pevché abbiamo pochissimo tempo. Si tratta di un affave che dobbiamo concludeve in tempi vistrettissimi.
Allova.
Stiamo per avviave un nuovo progetto con Mechanix: si tratta di bug fixing su un software che coovdina il traffico aereo sulle tovvi di controllo degli aeropovti.
Ci serve una figuva di Consultant Junior e, considerato il tuo curriculum e il modo in cui hai lavorato in questi mesi, abbiamo subito pensato a te.
Così potrai anche restave a Voma che, a quanto mi hanno detto, è un tuo desidevio.
Si tratta di un lavovo simile a quello che già fai per TeTi, ma sta volta saresti nella sede del cliente assieme a due nostri Consultant Senior.
Pev domani abbiamo fissato un colloquio: il cliente vorrebbe conoscerti prima di formalizzave la tua commessa. Che ne pensi?”

Mi aveva buttato addosso tutte quelle informazioni e facevo fatica ad orientarmi.
In sostanza mi offriva di cambiare progetto ma si trattava sempre della solita attività, quel odioso bug fixing.
Feci una rapidissima analisi delle conseguenze della mia risposta.
Quelli avevano già organizzato tutto e quindi si aspettavano che accettassi il nuovo incarico. Sicuramente non potevo rifiutare: avrebbero pensato che non fossi flessibile, aperta al cambiamento etc etc… Tutte quelle cazzate sulle qualità essenziali che deve avere il perfetto consulente.
Avevo le scatole piene di TeTi con la sua terribile catena di produzione e gli straordinari di sabato. Cambiando progetto, avrei preso una boccata di aria fresca.
E poi Mechanix mi incuriosiva.
C’era il famoso mito secondo cui i consulenti più bravi possono farsi amare dai propri clienti e quindi farsi assumere.
Accettai. E tanto valeva dimostrarmi entusiasta, fargli capire che apprezzavo moltissimo il fatto che avessero scelto me.
Feci un sorriso a trentadue denti, mi scossi tutta e miagolai:
“WoW! Questa notizia è fantastica! Davvero! L’idea di andare a lavorare direttamente dal cliente è meravigliosa. Non vedo l’ora di cominciare. È una cosa del tutto inaspettata, io…”.

Cercai altre frasi spudoratamente celebrative, ma non riuscii a tirar fuori niente.
In fondo non avevo la più pallida idea del progetto in cui sarei stata inserita.
Chiesi dei dettagli ma non ebbi nessuna informazione utile.
Minuto si occupava solo della parte pubblicitaria-commerciale, del lavoro vero e proprio non ne sapeva un cazzo.

Andammo avanti con una serie di convenevoli, poi Minuto riprese in mano la conversazione per gli ultimi dettagli: “Domani, alle 9:30, devi vecarti alla veception di Mechanix e chiedeve di Christian Bonni. Troverai sul posto Lino Patanè, che ti accompagnerà da lui.
Mi raccomando la puntualità.
Prendi un taxi per andare sul sicuro e addebitane il costo sulla nota spese di questo mese.
Un’ultima cosa: per adesso non parlare del nuovo progetto con i tuoi colleghi. Non vorremmo creave malumovi.”

Uscii da quella stanza eccitata ed impaurita.
Mechanix stava a casa di dio, fuori dal Raccordo, e mi sarei trovata a lavorare con due perfetti sconosciuti.

Tornai alla mia scrivania e, sottovoce, raccontai a Luca la telefonata di Giuseppe.
Lui ascoltò tutto in silenzio e poi sussurrò:
“Ma che ti hanno detto a proposito del contratto? Ti offrono di più?”

“Non hanno parlato di contratto. Secondo te dovrebbero cambiarlo?”
“Dovrebbero offrirti qualcosa in più di 1000 euro. E’ molto semplice: con 1000 euro al mese a Cosenza puoi vivere bene. A Roma no.”
Luca aveva perfettamente ragione.
Senza la diaria, come cazzo avrei fatto a pagarmi vitto e alloggio?
Tenni queste considerazioni per me.
In quei giorni avevo ancora un'idea idilliaca del lavoro, lo interpretavo come uno strumento di crescita e realizzazione personale, un trampolino per il quale aveva senso fare dei grossi sacrifici.
“Mi sembrava prematuro parlare del contratto per telefono." Gli dissi stizzita. "Appena sarà tutto più concreto, solleverò l’argomento.”
Per il resto della giornata feci poco o niente, tutti i pensieri andavano al colloquio dell’indomani.

3 commenti:

  1. Sono sempre più convinto che aver mollato l'università dopo un anno e mezzo sia stata una grande fortuna. Mi ha permesso di entrare nel mercato del lavoro quando era ancora sano, e i contratti erano contratti veri.
    il blog durerà un anno? :)
    ciao!
    Simone

    RispondiElimina
  2. Mi chiedo continuamente: "Ha avuto senso passare 5 lunghi anni all'università per poi ritrovarmi a fare l'operaio da 1000 euro?!?"
    Quando studi sei pieno di speranze per il futuro. Poi, quando finisci, ti ritrovi più nudo e vulnerabile di prima. E' dura. :-(

    Non so quanto durerà il blog. Lo sto usando per sfogare il mio malcontento. Probabilmente finirà quando mi sentirò un pò più appagata!

    RispondiElimina
  3. Eh lo immagino che sia dura, questo periodo non aiuta per niente e l'italia come ammortizzatori sociali fa schifo. Tieni duro e continua a cercare! Ho visto che sei ingegnere delle telecomuunicazioni, io lavoro nel settore e vedo la crisi ma un aumento spaventoso di fatturato per il settore wireless. Prova a concentrarti su quello, se il governo manterrà le promesse per la banda larga e il wimax si apriranno posizioni...
    ciao!
    Simone

    RispondiElimina

 
BlogItalia.it - La directory italiana dei blog Segnala un Blog Blog Directory voli low cost amsterdam