La mattina del mio primo giorno di lavoro guardai lo specchio e vidi uno zombie.
Mi ero alzata prima delle altre per approfittare comodamente del bagno. Quello che vidi non mi piacque affatto: occhiaie, borse sotto gli occhi e pelle gonfia. Ero uno schifo.
E, come se non bastasse, tutt’intorno a me si era diffusa la puzza della paura. È un odore inconfondibile e ineluttabile. Non puoi impedire alla puzza della paura di uscire. Ma, quella volta, oltre il danno fu la beffa: provai a concentrarmi sulla tazza ma non ebbi alcun successo. Dopo qualche minuto ci rinunciai.
Aprii la finestra per fare arieggiare l’ambiente, poi mi diedi da fare con cremine, fondotinta, ombretti e matite. Non ero al top, ma l’aspetto da orrido era diventato passabile.
Le coinquiline si alzarono mezz’ora dopo, quando avevo già finito il giro.
Nemmeno loro avevano dormito bene, avevano la faccia stanca e stravolta. Si diedero da fare col makeup e, quando furono pronte, scendemmo in reception ad aspettare gli altri.
La stazione era a due passi dal residence: il trenino metropolitano ci avrebbe portato sull'Aurelia e da lì avremmo proseguito a piedi fino alla sede.
Durante la passeggiata ricavai qualche informazione sui colleghi. Erano tutti di Cosenza, a parte un ragazzo, Pietro, che veniva da Lamezia Terme. Avevano studiato tutti quanti all’Università della Calabria e si conoscevano più o meno bene. Solo io provenivo dalla Mediterranea di Reggio.
Ero la mosca bianca.
La Rossini ci accolse all’ingresso e ci portò in una sala riunioni.
Restammo più di un’ora a firmare decine di carte, poi entrarono tre soggetti che non avevo mai visto prima: due uomini alti e distinti, in giacca e cravatta, e una signora piuttosto avanti con gli anni, bassa e grassoccia, tutta vestita di nero. Aveva la faccia nascosta dalle rughe, ma non era colpa sua.
La Rossini li presentò.
La nonna grassoccia era Gigliola Politi, il capo della nostra divisione. Più in alto di lei nella scala gerarchica c’era solo l’amministratore delegato di TalentTeam. Era proprio il pezzo grosso del gruppo.
C’era il suo braccio destro, Lino Patanè, che gestiva la parte commerciale di tutti i principali progetti attivi, e infine c’era Rosario Mori, il nostro project manager.
Politi e Patanè venivano direttamente da Milano, dove stavano tutti gli uffici direttivi dell’azienda. Rosario Mori invece era romano.
Ci lasciarono alcuni minuti a testa per le presentazioni.
Scoprii di essere l’unico Ingegnere delle Telecomunicazioni, i cosentini erano tutti ingegneri informatici.
Appena sentì la parola Telecomunicazioni, la Politi sospirò e disse:
“Purtroppo questo è un bruttissimo momento per le Telecomunicazioni in Italia. È il settore su cui si taglia di più. Noi avevamo parecchi progetti con Siemens e Motorola ma siamo stati costretti a chiuderli quasi tutti nel corso degli ultimi due anni. Adesso stiamo cercando nuovi clienti.
Clienti che operano in settori che non sono colpiti dalla crisi.
Mechanix è uno di questi: lavora direttamente per il Ministero della Difesa del nostro paese. Le applicazioni militari non possono essere tagliate, quindi Mechanix è un mercato sicuro che vogliamo conquistare.”
“Però è un cliente molto difficile da accontentare”, incalzò Rosario Mori.
“Già, molto, molto difficile. Specie per noi di TalenTeam, che non abbiamo nessuna raccomandazione e dobbiamo fronteggiare una enorme concorrenza.” Riprese la Politi. “Dopo lunghe trattative siamo riusciti ad entrare nel progetto TeTi, il nostro primo progetto con Mechanix. TeTi, su cui adesso inizierete a lavorare anche voi, ha una grandissima importanza strategica.
Teti è una dura porta di ingresso: ci costringe a rispettare scadenze ristrette e i guadagni contingenti che ne ricaviamo sono piuttosto bassi. Anzi, per essere precisi, siamo in perdita.
Ma se riusciamo a tenere duro, nel giro di un anno Mechanix diventerà un cliente fisso e potremo avviare progetti molto più vantaggiosi.”
La giornata fu una lunga processione di incontri, presentazioni e chiacchiere.
Il team TeTi di TalenTeam comprendeva già una decina di programmatori e tre persone che si occupavano del test. Quattro programmatori erano ungheresi.
Mori ci spiegò come aveva pianificato la nostra attività per le prossime settimane.
Dal lunedì al venerdì avremmo seguito un corso introduttivo su TeTi, le giornate di sabato, invece, sarebbero state dedicate ad un corso di approfondimento di C++. Alla fine del corso avremmo iniziato a lavorare.
SABATO COMPRESO.
“Cercate di dare il massimo in queste settimane. Prima finite questa parte introduttiva, prima iniziate a lavorare. Come avete visto, il progetto TeTi ha un importanza strategica fondamentale per tutta TalenTeam. Da Teti dipende la nascita di nuovi contratti di collaborazione con Mechanix.
Nuovi contratti di collaborazione significano nuove opportunità di lavoro per voi.”
La storia del sabato mi lasciò abbastanza perplessa.
Ma non ero la sola.
Uno dei ragazzi si azzardò a chiedere quanto sarebbero durati gli straordinari di sabato.
“A meno di particolari urgenze, vi chiediamo di essere presenti tutti i sabati di Gennaio per le otto ore giornaliere. Poi, a Febbraio, faremo una nuova pianificazione.”
Fu il gelo.
Alle 17:00 ero sfatta. Mi trascinavo per gli uffici di TalenTeam stordita e con lo sguardo vuoto. Rossella e Giuseppa avevano gli occhi rossi e l'aria traumatizzata.
Per fortuna, alle 18:00 ci congedarono e tornammo a casa.
Mi ero alzata prima delle altre per approfittare comodamente del bagno. Quello che vidi non mi piacque affatto: occhiaie, borse sotto gli occhi e pelle gonfia. Ero uno schifo.
E, come se non bastasse, tutt’intorno a me si era diffusa la puzza della paura. È un odore inconfondibile e ineluttabile. Non puoi impedire alla puzza della paura di uscire. Ma, quella volta, oltre il danno fu la beffa: provai a concentrarmi sulla tazza ma non ebbi alcun successo. Dopo qualche minuto ci rinunciai.
Aprii la finestra per fare arieggiare l’ambiente, poi mi diedi da fare con cremine, fondotinta, ombretti e matite. Non ero al top, ma l’aspetto da orrido era diventato passabile.
Le coinquiline si alzarono mezz’ora dopo, quando avevo già finito il giro.
Nemmeno loro avevano dormito bene, avevano la faccia stanca e stravolta. Si diedero da fare col makeup e, quando furono pronte, scendemmo in reception ad aspettare gli altri.
La stazione era a due passi dal residence: il trenino metropolitano ci avrebbe portato sull'Aurelia e da lì avremmo proseguito a piedi fino alla sede.
Durante la passeggiata ricavai qualche informazione sui colleghi. Erano tutti di Cosenza, a parte un ragazzo, Pietro, che veniva da Lamezia Terme. Avevano studiato tutti quanti all’Università della Calabria e si conoscevano più o meno bene. Solo io provenivo dalla Mediterranea di Reggio.
Ero la mosca bianca.
La Rossini ci accolse all’ingresso e ci portò in una sala riunioni.
Restammo più di un’ora a firmare decine di carte, poi entrarono tre soggetti che non avevo mai visto prima: due uomini alti e distinti, in giacca e cravatta, e una signora piuttosto avanti con gli anni, bassa e grassoccia, tutta vestita di nero. Aveva la faccia nascosta dalle rughe, ma non era colpa sua.
La Rossini li presentò.
La nonna grassoccia era Gigliola Politi, il capo della nostra divisione. Più in alto di lei nella scala gerarchica c’era solo l’amministratore delegato di TalentTeam. Era proprio il pezzo grosso del gruppo.
C’era il suo braccio destro, Lino Patanè, che gestiva la parte commerciale di tutti i principali progetti attivi, e infine c’era Rosario Mori, il nostro project manager.
Politi e Patanè venivano direttamente da Milano, dove stavano tutti gli uffici direttivi dell’azienda. Rosario Mori invece era romano.
Ci lasciarono alcuni minuti a testa per le presentazioni.
Scoprii di essere l’unico Ingegnere delle Telecomunicazioni, i cosentini erano tutti ingegneri informatici.
Appena sentì la parola Telecomunicazioni, la Politi sospirò e disse:
“Purtroppo questo è un bruttissimo momento per le Telecomunicazioni in Italia. È il settore su cui si taglia di più. Noi avevamo parecchi progetti con Siemens e Motorola ma siamo stati costretti a chiuderli quasi tutti nel corso degli ultimi due anni. Adesso stiamo cercando nuovi clienti.
Clienti che operano in settori che non sono colpiti dalla crisi.
Mechanix è uno di questi: lavora direttamente per il Ministero della Difesa del nostro paese. Le applicazioni militari non possono essere tagliate, quindi Mechanix è un mercato sicuro che vogliamo conquistare.”
“Però è un cliente molto difficile da accontentare”, incalzò Rosario Mori.
“Già, molto, molto difficile. Specie per noi di TalenTeam, che non abbiamo nessuna raccomandazione e dobbiamo fronteggiare una enorme concorrenza.” Riprese la Politi. “Dopo lunghe trattative siamo riusciti ad entrare nel progetto TeTi, il nostro primo progetto con Mechanix. TeTi, su cui adesso inizierete a lavorare anche voi, ha una grandissima importanza strategica.
Teti è una dura porta di ingresso: ci costringe a rispettare scadenze ristrette e i guadagni contingenti che ne ricaviamo sono piuttosto bassi. Anzi, per essere precisi, siamo in perdita.
Ma se riusciamo a tenere duro, nel giro di un anno Mechanix diventerà un cliente fisso e potremo avviare progetti molto più vantaggiosi.”
La giornata fu una lunga processione di incontri, presentazioni e chiacchiere.
Il team TeTi di TalenTeam comprendeva già una decina di programmatori e tre persone che si occupavano del test. Quattro programmatori erano ungheresi.
Mori ci spiegò come aveva pianificato la nostra attività per le prossime settimane.
Dal lunedì al venerdì avremmo seguito un corso introduttivo su TeTi, le giornate di sabato, invece, sarebbero state dedicate ad un corso di approfondimento di C++. Alla fine del corso avremmo iniziato a lavorare.
SABATO COMPRESO.
“Cercate di dare il massimo in queste settimane. Prima finite questa parte introduttiva, prima iniziate a lavorare. Come avete visto, il progetto TeTi ha un importanza strategica fondamentale per tutta TalenTeam. Da Teti dipende la nascita di nuovi contratti di collaborazione con Mechanix.
Nuovi contratti di collaborazione significano nuove opportunità di lavoro per voi.”
La storia del sabato mi lasciò abbastanza perplessa.
Ma non ero la sola.
Uno dei ragazzi si azzardò a chiedere quanto sarebbero durati gli straordinari di sabato.
“A meno di particolari urgenze, vi chiediamo di essere presenti tutti i sabati di Gennaio per le otto ore giornaliere. Poi, a Febbraio, faremo una nuova pianificazione.”
Fu il gelo.
Alle 17:00 ero sfatta. Mi trascinavo per gli uffici di TalenTeam stordita e con lo sguardo vuoto. Rossella e Giuseppa avevano gli occhi rossi e l'aria traumatizzata.
Per fortuna, alle 18:00 ci congedarono e tornammo a casa.
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