Il contratto di apprendistato professionalizzante prevedeva la presenza di un TUTOR aziendale come responsabile della formazione.
Il tutor doveva essere il maestro, il consigliere, la guida per lo sviluppo delle competenze dell'apprendista.
Il mio tutor era una specie di aguzzino a cui era stato detto: "Vedi di farli lavorare, altrimenti ti buttiamo fuori dall'azienda."
Lo incontrai durante la terza settimana di lavoro quando, finito il corso di introduzione al software TeTi, io e i colleghi cosentini eravamo considerati pronti per entrare nel vivo dell'attività. Si chiamava Enzo Vanni e veniva da Pisa. Aveva lavorato una decina d'anni per TalenTeam come consulente su un paio di progetti di telecomunicazioni. Durante l'ultimo semestre, a causa della crisi, era stato licenziato. In occasione dell'acquisizione dei fondi dell'Unione Europea, era stato reintegrato col ruolo di tutor aziendale. Aveva solo un contratto a progetto e di fatto era un precario.
Un precario con due bambine piccole e una bella moglie precaria.
Si trovava in una situazione difficile: il suo culo sulla sedia sarebbe durato finché fosse riuscito a costringere il mio culo (e quello degli altri apprendisti) ben saldo sulla sedia.
Ecco perché faceva l'aguzzino. E, in coscienza, non potevo nemmeno dargli torto.
In genere l'aguzzino arrivava ogni lunedì mattina con il treno da Pisa. Restava a Roma fino a venerdì e alle 14:00 prendeva un taxi per arrivare alla stazione e prendere il treno di ritorno. Alcune volte si tratteneva anche il sabato per controllare che portassimo a termine le ore di straordinario.
Il nostro lavoro consisteva nel correggere i bachi del software TeTi.
In inglese si dice BUG FIXING, e sembra una parola fighissima.
In realtà il bug fixing è la Siberia dell'Informatica.
Il gruppo di test di Mechanix provava giornalmente il software: quando qualcosa non funzionava o non rispettava i requisiti, stilava una descrizione del problema nota come Software Problem Description - SPD.
Ogni lunedì mattina il cliente Mechanix inviava per email un lunghissimo elenco di SPD da risolvere.
Gli SPD non erano scritti in italiano. E nemmeno in inglese.
Erano scritti in una lingua simile al dialetto ostrogoto, e senza punteggiatura.
Decifrarli era una vera sfida. Quando ci riuscivi potevi riprodurre il baco localmente, sul tuo pc e, successivamente, potevi provare ad analizzare il codice C++ e capire cosa modificare.
Ogni lunedì mattina il nostro project manager si sedeva accanto al tutor per decidere a chi assegnare gli SDP.
Io restavo in trepidazione.
Qualche volta gli SPD erano semplici da risolvere, altre volte erano così intricati che portavano via giorni interi. Non lo si poteva mai sapere a priori. Era solo questione di culo. E in genere io ero sfigata.
Subito dopo le assegnazioni bisognava partire a razzo!
TalenTeam si era impegnata a correggere 100 bachi a settimana e non poteva sgarrare. Il gruppo aveva complessivamente 20 programmatori, quindi ci toccavano 5 SPD a testa.
Dopo l'assegnazione, Enzo Vanni iniziava la sua ronda: passava ad intervalli regolari in ciascuna postazione e si informava sulla percentuale di lavoro svolto.
Ogni sera, all'ora di chiusura, pretendeva che gli si spedisse una mail per indicare il lavoro svolto durante la giornata e le previsioni per i giorni successivi.
Il lunedì era più o meno sereno. Faceva la ronda col sorriso sulle labbra.
Il martedì cominciava a sudare.
Il mercoledì sudava copiosamente e cominciava ad alzare la voce: "Non appassite davanti a quel computer, forza!"
Il giovedì, quando si accorgeva che il traguardo dei 100 SPD era lontano anni luce, si abbandonava alla disperazione e alle urla.
Una volta si mise quasi in ginocchio di fronte la mia postazione:
"Ti prego", mi disse, "Almeno tu, dammi buone notizie! Quanti SPD riesci a finire per venerdì?"
"Sto cercando di dare il massimo. L'hai visto tu stesso: oggi ho saltato perfino la pausa pranzo... e mi tratterrò in ufficio almeno un'ora in più. Nonostante tutto, credo che arriverò a 3 su 5."
"3 su 5?!? Ma non lo capisci che mi sto giocando il culo per voi?!?! Ti prego!!!".
Era proprio un uomo disperato.
Il tutor doveva essere il maestro, il consigliere, la guida per lo sviluppo delle competenze dell'apprendista.
Il mio tutor era una specie di aguzzino a cui era stato detto: "Vedi di farli lavorare, altrimenti ti buttiamo fuori dall'azienda."
Lo incontrai durante la terza settimana di lavoro quando, finito il corso di introduzione al software TeTi, io e i colleghi cosentini eravamo considerati pronti per entrare nel vivo dell'attività. Si chiamava Enzo Vanni e veniva da Pisa. Aveva lavorato una decina d'anni per TalenTeam come consulente su un paio di progetti di telecomunicazioni. Durante l'ultimo semestre, a causa della crisi, era stato licenziato. In occasione dell'acquisizione dei fondi dell'Unione Europea, era stato reintegrato col ruolo di tutor aziendale. Aveva solo un contratto a progetto e di fatto era un precario.
Un precario con due bambine piccole e una bella moglie precaria.
Si trovava in una situazione difficile: il suo culo sulla sedia sarebbe durato finché fosse riuscito a costringere il mio culo (e quello degli altri apprendisti) ben saldo sulla sedia.
Ecco perché faceva l'aguzzino. E, in coscienza, non potevo nemmeno dargli torto.
In genere l'aguzzino arrivava ogni lunedì mattina con il treno da Pisa. Restava a Roma fino a venerdì e alle 14:00 prendeva un taxi per arrivare alla stazione e prendere il treno di ritorno. Alcune volte si tratteneva anche il sabato per controllare che portassimo a termine le ore di straordinario.
Il nostro lavoro consisteva nel correggere i bachi del software TeTi.
In inglese si dice BUG FIXING, e sembra una parola fighissima.
In realtà il bug fixing è la Siberia dell'Informatica.
Il gruppo di test di Mechanix provava giornalmente il software: quando qualcosa non funzionava o non rispettava i requisiti, stilava una descrizione del problema nota come Software Problem Description - SPD.
Ogni lunedì mattina il cliente Mechanix inviava per email un lunghissimo elenco di SPD da risolvere.
Gli SPD non erano scritti in italiano. E nemmeno in inglese.
Erano scritti in una lingua simile al dialetto ostrogoto, e senza punteggiatura.
Decifrarli era una vera sfida. Quando ci riuscivi potevi riprodurre il baco localmente, sul tuo pc e, successivamente, potevi provare ad analizzare il codice C++ e capire cosa modificare.
Ogni lunedì mattina il nostro project manager si sedeva accanto al tutor per decidere a chi assegnare gli SDP.
Io restavo in trepidazione.
Qualche volta gli SPD erano semplici da risolvere, altre volte erano così intricati che portavano via giorni interi. Non lo si poteva mai sapere a priori. Era solo questione di culo. E in genere io ero sfigata.
Subito dopo le assegnazioni bisognava partire a razzo!
TalenTeam si era impegnata a correggere 100 bachi a settimana e non poteva sgarrare. Il gruppo aveva complessivamente 20 programmatori, quindi ci toccavano 5 SPD a testa.
Dopo l'assegnazione, Enzo Vanni iniziava la sua ronda: passava ad intervalli regolari in ciascuna postazione e si informava sulla percentuale di lavoro svolto.
Ogni sera, all'ora di chiusura, pretendeva che gli si spedisse una mail per indicare il lavoro svolto durante la giornata e le previsioni per i giorni successivi.
Il lunedì era più o meno sereno. Faceva la ronda col sorriso sulle labbra.
Il martedì cominciava a sudare.
Il mercoledì sudava copiosamente e cominciava ad alzare la voce: "Non appassite davanti a quel computer, forza!"
Il giovedì, quando si accorgeva che il traguardo dei 100 SPD era lontano anni luce, si abbandonava alla disperazione e alle urla.
Una volta si mise quasi in ginocchio di fronte la mia postazione:
"Ti prego", mi disse, "Almeno tu, dammi buone notizie! Quanti SPD riesci a finire per venerdì?"
"Sto cercando di dare il massimo. L'hai visto tu stesso: oggi ho saltato perfino la pausa pranzo... e mi tratterrò in ufficio almeno un'ora in più. Nonostante tutto, credo che arriverò a 3 su 5."
"3 su 5?!? Ma non lo capisci che mi sto giocando il culo per voi?!?! Ti prego!!!".
Era proprio un uomo disperato.
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