giovedì 26 novembre 2009

24. Ronzando sull'azienda parastatale

Il primo giorno nella sede del cliente fu decisamente formativo.
Sperimentai degli aspetti della vita del consulente che prima ignoravo del tutto.

Un conto è fare il consulente nella propria azienda, un conto è andare a casa del cliente.

Imparai subito che esisteva una suddivisione sacrale invalicabile all'interno comunità: prima c'era l'uomo
INTERNO e dopo, in basso, c'era l'uomo ESTERNO. Io ero una esterna, una specie di extra-comunitaria.
Mi sentivo una mosca che ronzava attorno allo zucchero.

Eravamo in centinaia a ronzare attorno all'azienda parastatale.
Ronzavamo invidiando intensamente i dipendenti interni. Quelli avevano un posto sicuro coi contributi dello Stato.
Non avevo mai visto tanti consulenti in vita mia. Li riconoscevo dal badge provvisorio che tenevano in bella vista sul petto.
Quanto al lavoro, c'era un software chiamato AirFun che andava continuamente in crash. L'ennesimo software progettato male e implementato ancora peggio.
Lo scopo del progetto era tentare di individuare le cause di questi malfunzionamenti e fare le correzioni opportune.

Bug fixing.

Ovviamente il software era già stato messo sul mercato e le modifiche sarebbero diventate degli upgrade.
L'uomo Interno che avevo conosciuto al colloquio di presentazione, Christian Bonni, era il responsabile dello sviluppo di AirFun. Mi spiegò che l'implementazione di AirFun era stata fatta a cazzo di cane perchè, nel corso degli anni, ci avevano messo mano centinaia di consulenti diversi e ognuno di loro era stato costretto a rispettare scadenze ristrettissime. Ogni consulente restava sul progetto circa due o tre anni e poi, alla fine del progetto, se ne andava lasciando parti di codice incompiute o sibilline o semplicemente bacate.
Per conoscere AirFun, che aveva milioni di righe di codice, una persona di media intelligenza avrebbe impiegato almeno due anni.
Non c’era proprio tempo per fare le cose per bene.

Gli Interni erano pochi e avevano per lo più ruoli direttivi.
L'implementazione era compito del consulente.

Insomma, a causa della cattiva organizzazione, della fretta e della mancanza di soldi, AirFun era diventato un grandissimo casino.
Bonni ci accompagnò nel luogo dove avremmo lavorato.
Era uno squallido ufficio a pianterreno, una specie di garage, in cui erano ammassati tanti server. Polvere, ragnatele dappertutto e aria condizionata a palla.
C’erano dei banconi da lavoro mezzi vuoti. Potevamo appoggiare i nostri computer dove trovavamo posto.

E tanti saluti.
Non c’erano postazioni assegnate anzi, per essere precisi, non era previsto che gente esterna avesse una postazione in cui lavorare.
Ovviamente una connessione ad Internet era tabù: noi eravamo degli abusivi e non dovevamo avere accesso alla rete interna di Mechanix.

Questa era la teoria.
Nella pratica, per fortuna, ci si poteva industriare:
i sistemisti di rete non effettuavano controlli rigorosi sull'attività dei consulenti.
Alcuni coraggiosi avevano perfino installato – abusivamente – un proxi che consentiva l’accesso – abusivo – ad Internet.

Dovevamo solo trovare delle prese di rete abilitate.
Scandagliammo tutto lo stanzone, frugammo tra le ragnatele e, alla fine, trovammo un'unica presa di rete funzionante.
In un angolo, in compagnia di una decina di ragni e di uno scarafaggio, c'era un vecchio switch abbandonato.
Funzionava ancora.
Avevamo la rete. La nostra nuova postazione era pronta.

2 commenti:

  1. Ho letto parecchi post.
    Gesu' cristo.
    Mai avrei pensato a situazioni del genere (un conto e' dire 'lavoro stressante', un conto e' avere una dimostrazione pratica e dettagliata di cosa vuol dire.

    Hai tutto il mio appoggio, come collega ingegnere! E un abbraccio caloroso.

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  2. Hehe.... anch'io mi sono fatto un paio di parastatali.. (aziende, che hai capito? :-P ).
    A quei tempi, girovagando per i loro server, scoprivo che i dipendenti giocavano tutti a Doom in rete, mentre il nostro gruppo di consulenti cercava di scrivere store procedures in PL/SQL. Tempi eroici... ;-) Però, ripeto, si guadagnava bene e la telefonia tirava alla grande! Di "interni" vedevamo solo una (iena) capoprogetto. Invece nel privato ho constatato che era meglio esser consulenti che dipendenti, paradossalmente: avevi più possibilità di muoverti dove tirava il vento, invece di imbalsamarti in una ditta destinata prima o poi a navigare in cattive acque. Acia'!

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