giovedì 19 novembre 2009

20. Nord e sud



Quella notte dormii malissimo. Continuavo a rigirarmi nel letto senza trovare la posizione giusta.
Affrontare un colloquio mi rendeva sempre tesa e insicura.
In poche parole: mi stavo scacazzando dalla paura.
Alle 6:00 finalmente suonò la sveglia e mi alzai più stanca di quando mi ero coricata.
Bevvi una tazzona di caffè, feci una doccia fredda e indossai il tailleur. Mi truccai un bel pò e alle 7:15 scesi in strada. Il taxi arrivò in quattro minuti.
Quando dissi che dovevo raggiungere la sede di Mechanix che stava sulla Tiburtina, fuori dal raccordo, gli occhi del tassista si illuminarono:
“È una tratta molto lunga e c’è molto traffico a quest’ora.”
“Le devo chiedere una ricevuta per avere il rimborso dalla mia azienda”.
“Buon per lei.”
Furono trentacinque euro. Trentacinque stramaledette euro. Feci una fatica incredibile ad aprire il portafoglio.
Seguii le istruzioni di Minuto: in reception dissi che avevo un colloquio con Christian Bonni e ricevetti un badge provvisorio.
Subito dopo telefonai a Lino Patanè, che mi raggiunse all’ingresso e mi guidò verso l’ufficio di Bonni.
Trovai un omino minuto, magrissimo e calvo che mi chiese solo che tipo di esperienza avessi in ambito di programmazione C++.
Parlammo in tutto 3 minuti.
Poi mi congedò:
“OK, per me vai bene. Dirò ai miei capi di concludere la par
te commerciale.”
Patanè era rimasto tutto il tempo a guardare e a sorridere. Alla fine, mi chiese se volevo un passaggio in taxi per tornare in centro.
Siiiiiiiiiiii, lo volevo eccome. In borsa non avevo altre 35 euro da lasciare al tassista.
E così mi ritrovai seduta accanto a lui, sul sedile posteriore di una Fiat Punto che si dirigeva verso la stazione Termini.
Patanè avrebbe preso la Freccia Rossa per rientrare a Milano, io l’aut
obus 64 per il Vaticano e avrei speso solo un euro di biglietto.
Il viaggio era lungo e ne approfittai per studiare quel misterioso personaggio che apparteneva alle alte sfere di TalenTeam.
Era siciliano, ma parlava come una checca milanese.
Disgustoso che avesse perso totalmente l’accento. Non capivo se l’avesse dimenticato di proposito, per mimetizzarsi meglio tra la società altolocata milanese, o se fosse stato un processo involontario.
La mia nonna paterna era nata a Roma e all’età di vent’anni si era trasferita a Reggio Calabria. Sono trascorsi cinquant’anni e conserva ancora l’accento romano.
Allo stesso modo, la mia nonna materna era nata ad Acireale e all’età di trent’anni si era trasferita a Reggio Calabria. Adesso ha ottantadue anni e conserva ancora l’accento siciliano.
Patanè era nato a Siracusa, aveva sposato una donna di Catania e, dopo la laurea, aveva cominciato a lavorare a Milano. Tornava a casa dei suoi genitori tutte le estati.
Mi spiegò che aveva difficoltà a crescere i figli senza l’aiuto dei nonni, ma non sembrò avere grossa nostalgia di casa. Disse solo: “Io a pranzo mangio un panino davanti al computer; un mio amico che fa l’avvocato a Catania va a mangiare pesce in un ristorantino sulla spiaggia.”
Cominciai a pensare a casa, ai ritmi più lenti della gente del Sud e alla cornice del mare.
Se solo in Sicilia o nella mia città calabrese ci fosse stato lavoro!
Pensai ad un commissario Montalbano che si gode un pranzo luculliano a base di pesce fresco e dopo, per digerire e pensare, cammina lungo il molo osservando i pescatori.
Io mi vedevo in una villetta ai piedi dell'Etna, con vista sulla baia di Acitrezza.
E invece avevo rimediato un posto da operaio salendo più a nord.
Non lavoravo dietro una catena di montaggio e non facevo il turno di notte, ma che differenza faceva? Avevo un contratto IV livello metalmeccanico, stavo almeno nove ore al giorno di fronte ad una macchina e svolgevo un’attività quasi del tutto meccanica. In genere lavoravo anche il sabato e non mi erano richiesti straordinari di domenica solo perché vietato a lettere cubitali dal contratto.

3 commenti:

  1. "...posto da operaio andando a Nord".
    Ciao! Vorrei farti notare che sei andata al Centro, non al Nord...
    Oppure potevi scrivere
    "...andando a nord." (minuscolo)
    Sennò sembra che noi di Roma siamo del Nord (piccolo sfogo di campanilismo!) ;-P
    A parte ciò, tutto molto vero... anch'io avevo la tua qualifica (? non ricordo il livello, però!!!)
    Saluti & continua così.

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  2. @Lolly. Hai proprio ragione. Uso il minuscolo. Roma è una città solare e non ha proprio niente di nordico! :-D

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  3. Ciao ho dato un occhiata al tuo blog, davvero carino!! baci

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