giovedì 5 novembre 2009

6. Il colloquio decisivo

“Buonaseva Giulia. Molto piaceve. Mi chiamo Giuseppe Minuto, sono un project manager della sede di Milano.”
Ci scambiammo una stretta di mano. Come mi era stato suggerito, forzai una presa solida e decisa.
Era un uomo alto e magro con le lentiggini, i capelli rossi e gli occhi di un azzurro slavato. Aveva una forte cadenza milanese e la erre moscia su alcune parole.
Mi fece accomodare e mi disse di dargli del tu. Nelle aziende moderne si usava così.
Iniziammo a parlare dei miei studi e della mia tesi di laurea, poi Minuto arrivò dritto al dunque:
“Stiamo cevcando gente in gamba, gente giovane da inserive in una grossa attività che abbiamo iniziato da qualche mese. E vogliamo gente calabrese: grazie ai fondi dell’Unione Europea stiamo per vealizzave un bellissimo progetto in Calabria. Vogliamo potenziave la nostra sede di Cosenza e trasformarla in una Software Factory.”
Improvvisamente tutto fu chiaro. Nessuna multinazionale aveva motivo di investire su una sede calabrese a meno che … i soldi non provenissero da altre fonti.
Ogni anno l’Unione Europea stanziava milioni di euro per lo sviluppo delle regioni povere del Mezzogiorno. La maggior parte delle volte i soldi finivano nelle tasche sbagliate.
Questa volta il compromesso sembrava buono: TalenTeam avrebbe avuto manodopera praticamente gratis, noi avremmo rimediato un posto di lavoro per qualche anno.
“Vogliamo formave una squadra di giovani programmatovi espevti che possano lavorave su progetti di impovtanza nazionale stando comodamente a casa loro. Non è una bellissima idea?”
“Assolutamente si.”
“La nostra Software Factory savà costituita da almeno una ventina di giovani visorse. Ovviamente nessun ragazzo toscano o vomano o di qualsiasi altro posto fuori dalla Calabria savebbe disposto a lavovave a Cosenza per lungo tempo. Ecco perché noi cevchiamo vagazzi calabresi: vogliamo aveve la certezza che, una volta formato un gruppo di lavovo, questo vesti unito fino alla fine.”
Pensai che Minuto mi stava raccontando solo una parte della verità: probabilmente, per ricevere i fondi dell’Unione Europea, l’azienda era costretta ad assumere gente calabrese. Che senso aveva dare un lavoro ad un ragazzo toscano o romano o di qualsiasi altro posto fuori dalla Calabria se i fondi erano destinati allo sviluppo del Mezzogiorno?
“Abbiamo programmato un peviodo di fovmazione di qualche mese qui a Voma, dove lavovano i nostri professionisti. Non appena il gruppo avrà raggiunto un buon grado di espevienza e autonomia, potrà avvenire il trasferimento a Cosenza.
Il progetto di lavoro che abbiamo in ballo adesso è qualcosa di davvero grandioso.
È una sfida.
Dopo lunghe trattative siamo riusciti ad avere un nuovo e importantissimo cliente: Mechanix, l’azienda leader nei settori della difesa e dell'aerospazio. Mechanix ci ha affidato un software molto complesso, scritto in C++, che si occupa del monitoraggio del traffico marittimo. Questo software si chiama TeTi. Ne hai mai sentito parlare?"
"Mai."
"TeTi è scritto bene. È scritto davvero bene. Ma ha ancora alcuni problemi che vanno risolti. Il nostro compito sarà proprio questo: correggere i bachi del software e consegnare le correzioni al cliente. Tu che espevienza hai di programmazione C++?”
Ecco, eravamo arrivati al momento più critico di tutto l’incontro. Il mio posto di lavoro dipendeva da come avrei risposto alla domanda. Cercai di dare il meglio di me, restando il più vicina possibile alla verità.
“L’ho studiato all’università e l’ho usato durante la tesi. Ho sviluppato la parte implementativa della mia tesi di laurea in C++. Ho introdotto nuove funzionalità nel simulatore di rete Network Simulator-2. Lo conosce? È un software open-source che modella le reti di telecomunicazioni ed è usato dalla comunità dei ricercatori universitari di tutto il mondo. Ognuno, a seconda delle proprie ricerche, sviluppa una parte del software e poi la mette in rete e la condivide con gli altri. Ovviamente si tratta di un software… insomma … un po’ incasinato. Tutti offrono gratuitamente il loro contributo ma spesso, proprio a causa della frammentazione dello sviluppo, il codice risulta poco chiaro o addirittura bacato. Capire come funziona questo simulatore e iniziare a programmare a mia volta è stato un bel lavoro.”
“Quindi sapresti lavovave su un software scritto in C++?”
“Ogni software ha la sua logica e, oltre a conoscere le buone regole di programmazione, bisogna capire la logica del software per poterci mettere mano in maniera corretta. Io non sarò espertissima in programmazione, ma mi so dare da fare. Sono abbastanza veloce a fare ricerche su Internet quando non capisco qualcosa. Ormai in rete si trova la risposta a qualsiasi problema.”
Minuto sembrava contento. Io continuai.
“Del resto, oggi il lavoro non è più a compartimenti stagni. Un ingegnere deve avere competenze a 360°. Deve avere basi di informatica, telecomunicazioni, elettronica, ma è chiaro che non può tenere in testa tutto quanto. Bisogna approfondire a seconda dei problemi che si affrontano. Tu ora mi stai dicendo che mi potrei occupare di C++, e allora io andrò ad approfondire le mie conoscenze di C++. Bisogna essere flessibili e proattivi. All’occorrenza di un problema, l’importante è sapere cosa cercare per risolverlo.”
Avevo la conversazione in pugno. Minuto aveva un sorriso compiaciuto. Continuai ancora.
“L’università ci dà la forma mentis per affrontare i problemi. Ma dopo dobbiamo essere noi a risolverli.”
“Ben detto. Io pev esempio mi sono lauveato in Fisica. E adesso faccio il project manager su un’attività di programmazione C++. Chi l’avrebbe detto?”
“Già. L’obiettivo delle facoltà scientifiche deve essere proprio questo: aprirci la mente, renderci dinamici e in grado di affrontare situazioni complesse.”
“Esatto, brava! Ed è pev questo che noi cerchiamo neolauveati. Per covveggeve i bachi di un software bisogna aveve la mente apevta. Chi meglio dei giovani ha la mente apevta? Un professionista espevto di programmazione, abituato ai suoi schemi, avrebbe delle difficoltà ad individuave un problema.”
Non la pensavo affatto così: una persona con poche conoscenze di programmazione poteva risolvere un baco e introdurne altri cento. La vera questione era: un neolaureato poteva essere pagato 1000 euro, un esperto di programmazione no.
Tenni questo pensiero per me e non dissi nulla. Mi aspettavo a questo punto delle domande più specifiche sulla programmazione C++. Invece Minuto si avviò alla conclusione:
“Questo è miglior colloquio che ho fatto oggi. Complimenti! Adesso, se io ti dicessi: sei pvonta a cominciave lunedì qui a Voma? Tu cosa mi vispondevesti?”
Noi gente del Sud abbiamo un detto: Na vota si futti a vecchia. Quelli di AccentiuR mi avevano fatto la stessa domanda, io mi ero dimostrata titubante e avevo perso un’occasione. Non avrei più commesso quello sbaglio.
Assunsi prima un’espressione meravigliata, poi deviai in un sorriso radioso e cercai di farmi brillare gli occhi.
“Non vedo l’ora. Sono prontissima.”
“Avresti problemi a lavovave a Cosenza?”
“Assolutamente no. Io voglio crescere, voglio fare esperienza. Se tu mi assumi a Roma, io vengo a Roma. Se tu mi assumi a Cosenza, io vengo a Cosenza. E poi, Cosenza è anche molto vicina a casa mia.”
E così conquistai il mio primo posto di lavoro.

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