venerdì 20 novembre 2009

21. Le virtù del vero consulente IT

Avrei lasciato il progetto TeTi. Entro una settimana avrei abbandonato la sede della mia azienda e avrei iniziato a lavorare direttamente a casa del cliente Mechanix.
Bello.
La vita del consulente funziona così. Da un momento all'altro puoi essere sbattuto dentro un nuovo progetto di cui non sai assolutamente niente.
Se sei fortunato, resti a lavorare nella stessa città. Ma non è raro che ti mandino in trasferta per parecchi mesi a centinaia di chilometri da casa.
E' un buon modo per dimostrare flessibilità e dinamicità.
Il consulente non ha radici, è un cosmopolita felice.
A me in fondo era andata bene: la sede del cliente Mechanix stava a Roma, a circa 50 chilometri dalla mia azienda.
Per i miei standard meridionali, percorrere cinquanta chilometri significava andare in un altro paese. Per il vero consulente IT, 50 chilometri sono un'inezia.
Ero solo agli inizi e non avevo pratica di queste cose, così feci una domanda stupida al mio project manager:
"Presto scadrà l'affitto e dovrò trovare una nuova casa. Mi conviene cercarne una vicina alla sede di Mechanix?"
"Assolutamente no. Cercati una casa che ti piace, senza badare troppo a dove si trova. Il concetto di vicinanza nel nostro lavoro è estremamente precario: tra qualche mese potresti lavorare a Pomezia, per esempio. Rassegnati all'idea di viaggiare tutti i giorni. Un paio d'ore di viaggio al giorno non ti faranno mica male."

4 commenti:

  1. ho letto tutti i tuoi interventi. sto facendo la triennale in ing delle telecomunicaz. e ammetto che forse avrei fatto meglio a lasciare tutto. non faro' la specialistica , questo è sicuro, ma la situazione è assurda! xkè il sistema universitario produce laureati ke poi verranno sottopagati nella migliore delle ipotesi o peggio ankora restano disoccupati?! mah

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  2. Purtroppo la laurea in ingegneria si è svalutata tantissimo negli ultimi anni. Negli anni '90 c'è stato il boom delle telecomunicazioni e la nostra laurea andava alla grande. Adesso ci è rimasta solo l'informatica. E il programmatore è diventato l'operaio del 2000. Ma magari, tra qualche anno, avremo un'inversione di rotta. Lo spero tanto. E sono fiduciosa.

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  3. Ciao, ti leggo da un po'... ho fatto le tue stesse esperienze (sysadmin) a ROMA prima di essere assunto nella P.A. (sempre a ROMA). Vorrei dire la mia, se può aiutare. IMPORTANTE: premettere la stringa "Qualche tempo fa" ad ogni punto: (!)
    1) I "consulenti" erano assunti a tempo indeterminato nelle società di body rental (io lo sono stato sempre, tranne rinunce per mia scelta)
    2) Potevano rifiutare trasferte "scomode" (ne rifiutai una in Sardegna e una a MI)
    3) Potevano contrattare compensi in busta e fuori busta (ne ebbi uno per SPOSTARE le ferie di qualche mese) e gli straordinari erano STRAPAGATI (alzavo 2.500/mese come niente)
    4) Avevano buoni pasto decenti e formazione sufficiente, anche se a volte sbattuti "in trincea" senza quest'ultima
    5) Il committente li fatturava financo 7.000 Euro/mese+IVA, il che permetteva il "doppio passaggio" (= subaffitto) della consulenza, e la sopravvivenza economica di più aziende
    6) Il lavoro era DIVERTENTE: non ricordo un solo giorno (a differenza di adesso...) in cui mi alzavo scazzato col mondo
    7) I colleghi erano fantastici e professionali: imparavi sempre cose nuove
    8) Cambiare committente/progetto ogni 3-6 mesi era foriero di emozioni e novità, ed era motivante!
    9) Non si escludevano possibilità di carriera
    Ora tutto questo è F-I-N-I-T-O: ho fatto il mio bravo concorsino appena vista la mala parata, dallo scoppio della "bolla" delle società di telefonia, di quella economica, etc.. La pessima legislazione italiana ha fatto il resto: le scelte erano rimaste fondamentalmente 2.
    1) Emigrare trovando un lavoro motivante (avevo scelto Australia o Nuova Zelanda)
    2) Rimanere in Italia ma nella P.A.
    Ho scelto 2), per affetti e motivi familiari.
    Ciao e... continua a scrivere! ;-)

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  4. @Lolly: Ciao! Grazie per essere passato di qui. :-) Oggi ho conosciuto un ragazzo calabrese, laureato in ingegneria da un anno, che adesso lavora in Svezia. Ne è entusiasta. Dice che laggiù gli ingegneri possono costruirsi una vera carriera e non arrabbattarsi per cercare di sbarcare il lunario. Ma vivere all'estero, lasciando gli affetti e i paesaggi che si amano, non è una scelta facile. Anzi, per essere precisi, mi spaventa.
    Però, chissà... sto pensando anche ad un Erasmus post-laurea...
    Alla prossima!

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